>ANSA-BOX/A 9 anni scampò a tragedia Crest, ricordo che fa male

Nell'incidente del 1983 perse il padre, lui fu unico superstite
19:02 - 24/05/2021 


(di Enrico Marcoz) (ANSA) - AOSTA, 24 MAG - Aveva nove anni Stefano Borlini, di Milano, il 13 febbraio del 1983, quando tre cabine dell'impianto di risalita del Crest, nel comprensorio sciistico di Champoluc, in Valle d'Aosta, precipitarono a terra da un'altezza di 20 metri. Lui era a bordo di uno degli 'ovetti': riportò gravi traumi e fratture. Rimase in coma per due settimane. Fu l'unico a salvarsi. Suo padre, Mario Giuseppe, di professione tornitore, invece morì sul colpo assieme ad altre nove persone. L'elenco delle vittime salì fino a undici: l'ultima a perdere la vita fu una ragazza in ospedale qualche giorno dopo. Oggi Stefano è account manager di un'importante gruppo straniero, vive e lavora a Milano. "Mi spiace tantissimo per quel bambino coinvolto nella tragedia del Mottarone - racconta all'ANSA - e ricoverato a Torino. Spero che ce la faccia, so che è ancora grave. Mi sembra di vedere una fotocopia di quello che è successo a me. E' un fatto davvero brutto, spiacevole".

Quella gelida mattina del febbraio 1983 se la ricorda bene, "anche se ormai sono passati quasi 40 anni e per me quella vicenda è alle spalle". Un improvviso 'strappo' dell'impianto della telecabina - che era appena stato riavviato - provocò uno scossone sui cavi e le cabine scivolarono prima contro il pilone e poi precipitarono al suolo. "Fortunatamente non ho avuto conseguenze fisiche di quell'incidente - aggiunge Borlini - anche se sono rimasto parecchi giorni in ospedale per curare le fratture". Dopo i primi soccorsi, fu trasferito all'ospedale di Novara e ricoverato nel reparto di Rianimazione. Dal punto di vista psicologico, ovviamente, "è un ricordo che fa male".

Stefano Borlini ha comunque affrontato le sue paure ed è tornato a sciare. "Prendo le funivie - spiega - e le telecabine, certo un po' di timore è rimasto, cerco di non guardare giù e di non pensarci troppo". (ANSA).




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